Frammenti lucenti

Il Volo

Questo è un raccontino che ho scritto diversi anni fa, purtroppo ancora oggi terribilmente attuale…

                           Il Volo                                             
      Non esalava quel putrido odore di zolfo, e non c’erano fiamme e voragini infuocate ovunque, come gli avevano sempre raccontato. Forse era nel luogo sbagliato…eppure quel deserto di lamiere e quelle enormi lapidi di cemento che si ergevano solitarie in quel verde prato, gli incutevano timore, sospetto e inquietudine.

     Doveva avvicinarsi, planare un po’ più in basso, vedere con i suoi occhi. La paura lo frenava, ma la curiosità era troppa. Un tarlo ossessivo logorava le pareti della sua mente, e lo aveva spinto a fuggire, disubbidendo a severi ordini superiori. La sua insaziabile curiosità lo aveva condotto in quel luogo…valeva la pena vedere di che si trattava, toccare con mano, e non fidarsi di quei racconti biblici che aveva sempre udito dai più anziani.

     Così lanciò un ultimo saluto alla costellazione dell’Acquario, virò a destra, dietro quell’ultima nuvola, e in volo pindarico scese precipitosamente verso terra. Rimase impigliato nei rami di un albero, incatenato in quella morsa infernale, finché non riuscì a liberarsi. Si guardò intorno, il panorama non era dei migliori, ma non era così terrificante come credeva. Stranamente non sentiva caldo, una leggera brezza accompagnava i suoi passi silenti. Si aggirava guardingo tra desolanti cumuli di lamiere, aspettando di vedere arrivare il nemico da un momento all’altro. Ma per diverso tempo non vide proprio nessuno, solo sterminati campi di gramigna, e l’incommensurabile volta spaziale sopra la sua testa.

Dopo due ore di cammino, apparvero in lontananza quelle enormi lapidi di cemento illuminate. Ne fu irrimediabilmente attratto. Le enormi lapidi si ergevano tra una fitta ragnatela d’asfalto, su cui correvano rombanti lamiere infuocate. Un brulicare incalcolabile di gente popolava quei luoghi. Vedeva muoversi quelle persone frettolosamente, accennare un saluto, fingere un sorriso. Erano tutti così inspiegabilmente indaffarati, ma poteva sentire il rumore dei loro pensieri, la desolazione dei loro cuori palpitanti. I loro occhi puntati su remoti orizzonti, non vedevano il presente, che fuggiva via come sabbia tra le dita.

     Uomini sotterranei, inscatolati in singolari lombrichi meccanici, che correvano da un capo all’altro di quella che comunemente chiamavano “città”. Eternamente in fuga, i loro pensieri orbitavano intorno ad un unico fulcro: la brama di vita. Eppure lui vedeva intorno solo morte…ma forse si stava sbagliando…

     Quei singolari esseri, alienati in catene di montaggio, spesso passavano ore davanti ad abbaglianti scatole dai neri schermi popolate da altri “simpatici” consimili. Quegli schermi lanciavano saettanti immagini che offuscavano gli occhi, ma non scaldavano il cuore.

     Continuò il suo giro di perlustrazione, riprese il volo, ma i suoi occhi si posavano ovunque su spettrali desolazioni umane. Udiva urli afoni morire in gola, fantasmi del passato e paura del futuro tormentare quegli esseri apparentemente simili a lui.

     Probabilmente Madre Natura, durante l’evoluzione, gli aveva amputato le ali. Non c’era spazio per volare, ma probabilmente non c’era più la voglia di sognare.

     Credeva di vedere demoni infliggere terribili pene ai peccatori, secondo il grado delle loro colpe, ma i più tremendi e spietati carnefici di se stessi erano proprio gli uomini, che si torturavano inspiegabilmente a vicenda. Uno dei loro giochi preferiti era chiamato “guerra”, e c’erano uomini dagli sguardi algidi che giocavano a scacchi con le vite degli altri uomini, in nome di cose chiamate “territori”, “religione”, “difesa della razza”, e facevano guerre anche in nome della “pace universale”.

     Nei loro occhi non c’era altro che arido deserto, neanche l’ombra di una lacrima.
Non si era sbagliato, l’inferno era terribile più di quanto potesse concepire la sua mente.

     Dispiegò le sue enormi ali, immerse lo sguardo nell’azzurra lontananza, poi  si levò in volo dritto verso la costellazione dell’Acquario. Si voltò per un solo istante, ed un brillio fugace apparve nei suoi occhi tristi, una lacrima scivolò via dal suo viso e a contatto dell’atmosfera divenne incandescente come stella cadente. Ma in quel momento qualcuno alzò lo sguardo al cielo e tutt’occhi e stupore rimase naso all’aria contemplando quella scia luminosa che sfrecciava veloce nella volta celeste. Era un bimbo dai grandi occhi blu e dalla pelle di luna.Un pensiero come un lampo balenò nella sua mente, ricordò che gli avevano detto che in quei casi bisognava esprimere un desiderio. E il bimbo desiderò…mentre l’angelo ignaro di tutto continuò il volo, virò a sinistra, dietro quell’ultima nuvola…

Il Voloultima modifica: 2007-11-23T13:30:00+01:00da
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